Le interviste

A tu per tu con l’impiegata creativa…

Abbiamo fatto qualche domanda a Francesca, protagonista della settimana di donneinstoffa con il suo “Laboratorio di stile”. Curiosi di sapere cosa ci ha raccontato di lei e dei suoi progetti? Buona lettura!

Chi sei? Qualche parola per descriverti.

Sono Francesca, ho 31 anni e la mia più grande passione è la creatività in particolare il cucito che condivido sul mio blog Laboratorio di stile.

Come è nata la passione per l’handmade? Quando e in che modo è diventata una vera e propria attività imprenditoriale?

La mia passione per l’handmade è nata quando ero bambina. È iniziata con il disegno ed è proseguita con la creazione di bijoux fino alla scoperta del mondo del cucito.

Nel 2015 ho aperto il mio blog http://www.laboratoriodistile.it per condividere le mie creazioni di uncinetto, cucito, refashion ed il tema della moda sostenibile.

Al momento non è un’attività imprenditoriale perché avendo un altro lavoro e poco tempo libero è davvero difficile far diventare il blogging una professione.

Uno dei miei sogni nel cassetto è quello di far diventare il mio blog un magazine online di creatività con tante idee e tutorial creativi da fornire ai miei lettori.

Se dovessi guardare indietro, qual è stato il momento più duro?

All’inizio temevo il giudizio delle persone, soprattutto perché chi mi conosce credo che non si sarebbe mai aspettato che aprissi un blog!

Recentemente invece a Marzo 2019 Instagram mi ha chiuso il profilo perché sosteneva che in una foto pubblicata nel 2016 avessi violato il copyright, avevo 10.000 followers e da un giorno all’altro ho perso tutto dovendo ricominciare da capo con il profilo che ho attualmente (Profilo Instagram: laboratoriodistile).

Come scegli tessuti e materie prime per le tue creazioni?

Con cura ed attenzione, essendo di Biella “capitale del tessile” tengo molto alla scelta dei tessuti e dei filati per i progetti all’uncinetto. Li seleziono solo di buona qualità, per poter realizzare dei capi belli e duraturi nel tempo.

Dai tuoi post traspare questa voglia di entrare in contatto con chi ti segue. Quanto pensi sia importante instaurare un rapporto con chi legge e compra i tuoi prodotti?

È fondamentale, se si ha successo in un’attività è grazie alle persone che ti seguono quotidianamente soprattutto sui social quindi è molto importante coinvolgerli e condividere diversi aspetti della tua attività con loro.

Che consiglio daresti alle donne che hanno la tua stessa passione?

Di sfruttare il più possibile il tempo libero che hanno per coltivare le loro passioni. Soprattutto se si ha un lavoro a tempo pieno come il mio bisogna fare il possibile per trovare del tempo per sé stessi e per i propri interessi.

Ma consiglio anche di non aver paura del giudizio altrui e se avete voglia di aprire un’attività legata alle vostre passioni di provarci, anche se non dovesse andar bene voi ci avete provato e difficilmente avrete rimpianti.

Collabori con altre donne che hanno un’attività simile alla tua? Quanto pensi sia importante una rete di donne unite per valorizzare l’handmade?

In questi anni grazie al blog e ai social ho conosciuto tante donne con le mie stesse passioni con cui sono in contatto.

A breve farò la mia prima collaborazione con una di loro e vi anticipo che sarà sul tema della moda sostenibile che mi appassiona molto.

Avendo tutte la passione per l’handmade cerchiamo di valorizzarlo il più possibile sui nostri blog e profili social.

C’è una creazione alla quale sei particolarmente legata? Magari perché l’hai realizzata in un periodo particolare della tua vita o perché a ispirarti è stata una persona per te importante.

Ci sono diverse creazioni a cui sono legata, ma se dovessi sceglierne una sarebbe sicuramente la gonna a mezza ruota in tessuto tartan che avevo realizzato prendendo ispirazione da un outfit di Kate Middleton, un’icona di stile.

Le storie

L’impiegata creativa: la storia del “Laboratorio di stile”

Dedicare i ritagli di tempo ad una passione, ad un indole scoperta da bambina che pian piano punta a trasformarsi in qualcosa di sempre più grande, con la speranza di poter trasformare quella passione in un lavoro quotidiano: è la storia di Francesca e del suo “Laboratorio di stile” quella che donneinstoffa porta in scena questa settimana.

Biella, cuore del Piemonte ma soprattutto terra di grande qualità tessile, come probabilmente poche nel Belpaese. Parte e arriva qui la storia di Francesca, impiegata trentunenne con una passione fortemente legata alle sue radici, a quella terra ricca di creatività nel settore della sartoria. Parte da un blog di moda “fai da te” sul quale condividere le creazioni realizzate fuori dall’orario lavorativo, in un tempo e in uno spazio dedicato interamente alla passione per stoffe e bottoni.

Dai disegni ai bijoux fino al mondo del cucito è il sentiero che Francesca ha percorso per arrivare al suo “Laboratorio di stile”, rifugio sicuro tramite il quale entrare in contatto con chi la segue e segue i suoi consigli smentendo coloro i quali non avrebbero mai immaginato che tutto ciò sarebbe stato possibile un giorno.

Oggi “Laboratorio di stile” ha la forma di un cantiere di idee, di relazioni tra donne artigiane nate sui social e sul blog, con la moda sostenibile come faro a guidare il cammino. Ci ha raccontato tanto di lei e dei suoi progetti per il futuro, Francesca. Abbiamo raccolto per voi le sue parole e, se vorrete, vi aspettano venerdì 15 novembre sempre qui, sempre sul blog di donneinstoffa.

Qui sotto, intanto, vi lasciamo i contatti del “Laboratorio di stile”

Francesca Colpo – Laboratorio di stile

http://www.laboratoriodistile.it

Instagram: http://www.instagram.com/laboratoriodistile

Facebook: http://www.facebook.com/laboratoriodistileblog

Le interviste

A tu per tu con la sarta che ha saputo osare…

Abbiamo fatto qualche domanda a Manuela, protagonista della settimana di donneinstoffa con il suo “CreatoaManu”. Buona lettura!

Qualche parola per descriverti.

Sono Manuela, ho 27 anni e vivo a Saluzzo una cittadina ricca di storia nella provincia di Cuneo.
Sono sarta e confeziono abiti su misura da cerimonia e accessori per donne e bimbe.
Da poco ho creato la collezione STAYEASY : si rivolge alle ragazze e donne grintose che non vogliono rinunciare ad un capo di sartoria per la vita di tutti i giorni!
Gonne con elastico o a piegoni, fasce, golfoni  e abitini in tante fantasie e per tutti i gusti!

Come è nata la passione per l’handmade? Quando e in che modo è diventata una vera e propria attività imprenditoriale?

La mia passione per il cucito è nata principalmente osservando da bambina mia nonna che ha fatto la sarta per più di cinquant’anni.
Mi ha fatto capire l’importanza dell’impegno e del lavoro duro che c’è dietro al confezionare quello che agli occhi sembra un oggetto semplice e banale come un capo di abbigliamento! Ma mi limitavo a guardarla, non so perché, non le ho mai chiesto di insegnarmi a quei tempi.
Crescendo ho intrapreso percorsi di scuola umanistici e l’aspetto creativo è sempre stato messo in secondo piano.
Finite le scuole superiori ho iniziato a lavorare come assistente alla autonomie nelle scuole primarie ma sentivo di poter fare allo stesso tempo qualcosa per me.
Così ho studiato per tre anni  alla scuola di Alta Moda Montesano a Torino in cui ho imparato la fantastica arte del taglio e cucito!
Col tempo ho cominciato a confezionare capi per le mie amiche e per me.
Pian piano la voce si è sparsa e grazie anche ai social oggi faccio della mia passione il mio lavoro.

Se dovessi guardare indietro, qual è stato il momento più duro?

Sicuramente il momento più duro del mio percorso (che è ancora agli inizi) è stato quando ho capito che il mio posto di lavoro di sarta dipendente mi stava stretto, per via del fatto che non  condividevo l’approccio umano nell’azienda.
Dopo vari mesi a valutare se fosse il caso di lasciare un posto con uno stipendio fisso, ho raccolto tutto il coraggio che avevo ed ho deciso di licenziarmi per prendere la mia strada. E devo dire che non tornerei mai indietro!

Come scegli tessuti e materie prime per le tue creazioni?

Sono piuttosto attenta nella scelta dei tessuti per i miei capi: prediligo ovviamente sempre i tessuti in grande percentuale naturali, preferisco acquistarli in negozi piuttosto che su internet perché devo girarlo e rigirarlo, sentire lo spessore, il montante e la resa.
Insomma sono il tipo “se non vedo non credo” per quanto riguarda questo
argomento!
Per gli articoli di merceria il discorso è uguale: ho alcuni negozi di fiducia a cui mi affido.

Dai tuoi post traspare questa voglia di entrare in contatto con chi ti segue. Quanto pensi sia importante instaurare un rapporto con chi legge e compra i tuoi prodotti?

I social hanno aperto a CreatoaManu un mondo nuovo di opportunità che pensavo non potessero offrire.
Dopo un inizio un po’ “timido” in cui non osavo pubblicare molti post per paura che non piacessero i miei lavori, ho capito di dover essere orgogliosa di quello che faccio e così mi sono lasciata andare senza paura.
Soprattutto su Instagram ho avuto l’opportunità di conoscere clienti fantastiche, con alcune delle quali mi sento abitualmente, essendosi instaurato un rapporto di amicizia!
Interagisco abbastanza sui social cercando di coinvolgere chi mi segue nella scelta dei miei prossimi progetti attraverso sondaggi e pareri, o presentando un capo raccontandone la storia.
È proprio vero che, se usati bene, questi strumenti di comunicazione possono essere  potentissimi.

Che consiglio daresti alle donne che hanno la tua stessa passione?

Il consiglio che posso dare a chi ha deciso di intraprendere questa avventura (anche se avrei ancora bisogno io di consigli!) è di non lasciarsi condizionare troppo dai consigli altrui! Seguite l’istinto!
Essendo una passione creativa non ci sono idee giuste o sbagliate ma solo da sperimentare! Quindi provare provare provare sempre cose nuove per capire lo stile e il gusto che vi contraddistingue!

Collabori con altre donne che hanno un’attività simile alla tua? Quanto pensi sia importante una rete di donne unite per valorizzare l’handmade?

Ho una cerchia di amiche sarte che non cambierei per niente al mondo!
Eravamo le cinque ragazze più giovani della sartoria in cui lavoravamo e ci siamo unite in modo smisurato! Ora abbiamo preso  strade diverse ma ogni volta che ci troviamo per una cena ci confrontiamo, ci scambiamo consigli su come realizzare i cartamodelli e sogniamo sempre di aprire una sartoria tutte insieme!
Il rapporto tra donne può essere una delle cose migliori al mondo quando è puro,senza pregiudizio né gelosie inutili.

C’è una creazione alla quale sei particolarmente legata? Magari perché l’hai realizzata in un periodo particolare della tua vita o perché a ispirarti è stata una persona per te importante.

Ci sono diversi capi che ho realizzato a cui sono legata, come la prima gonna a trapezio che ho cucito con mia nonna.
Quel pezzo mi ha dato la conferma di voler iniziare la scuola di cucito.
Ma l’abito più importante è quello realizzato con la mia amica sarta Luisa (una “zia/amica/confidente”) da sposa, per il mio matrimonio.
È stata una meravigliosa avventura: dall’acquisto della stoffa, al perfezionamento del modello.
Veniva realizzato nei ritagli di tempo che avevo dal creare vestiti altrui e gli appuntamenti per cucire l’abito da sposa erano l’occasione per due confidenze e una tisana con Luisa.
L’emozione che ho provato nel vedere le espressioni di mia nonna, mia mamma e della mia amica Giulia alla prova dell’abito guardandolo indossato, mi ha riempito il cuore di orgoglio.
Ogni abito ha una storia e poterla raccontare è la soddisfazione più grande per una sarta come me!

Le storie

La sarta che ha saputo osare: la storia di CreatoaManu

Uscire dalla propria comfort zone, abbandonare la strada sicura per un sentiero di incertezze, di tanti interrogativi e poche risposte: è una storia di coraggio quella che donneinstoffa porta in scena questa settimana, è la storia di Manuela e del suo “CreatoaManu”.

Un posto di lavoro stabile, una vita tranquilla, una routine quotidiana che cambia raramente. Ma la felicità, per Manuela (27 anni, della provincia di Cuneo), era ed è altro. È un’attività in proprio, slegata dai vincoli e dalle logiche del lavoro dipendente seppur nello stesso ambito, nella tanto amata sartoria. “CreatoaManu” nasce da una svolta improvvisa ma decisamente meditata, nasce dalla voglia di mettersi in gioco, di rischiare, di trovare il coraggio nelle scelte da compiere.

Oggi il progetto di Manuela è una realtà fatta di duro lavoro, come quello delle nonne di una volta, proprio come la nonna della nostra protagonista, vera ispiratrice di una passione tramandata sin dalla tenera età. È una realtà che predilige stoffe e tessuti naturali, ricercate nelle mercerie e nei negozi lontani da internet, dove toccare con mano non è ancora possibile.

L’abito da sposa, Manuela, l’ha confezionato da sé con l’aiuto di un’amica. Racconta una storia proprio come tutti gli abiti realizzati dalla nostra protagonista. Lo ha detto con le sue parole in un’intervista che ci ha concesso e che, se vorrete, vi aspetta venerdì 8 novembre sempre qui, sempre sul blog di donneinstoffa.

Qui sotto, intanto, vi lasciamo i contatti di Manuela e del suo CreatoaManu:

http://www.instagram.com/creatoamanu

http://www.facebook.com/creatoamanu

Le interviste

A tu per tu con la ragazza con lo stile nel cuore…

Abbiamo fatto qualche domanda a Luisa, protagonista della settimana di donneinstoffa. Curiosi di sapere cosa ci ha raccontato di lei e del suo progetto? Buona lettura!

Chi sei, parlaci un po’ di te.

Mi chiamo Luisa, ho 34 anni e vivo a Trento e sono un’impiegata amministrativa a tempo pieno.

Come è nata la passione per l’handmade? Quando e in che modo è diventata una vera e propria attività imprenditoriale?

Quando ho cucito la prima gonna avevo 13 anni, ero con un’amica e non sapevamo come passare il tempo, ho chiesto a mia madre uno scampolo e ci ho cucito sopra l’elastico, ero così entusiasta del risultato, la mia prima gonna.

Ho deciso di ricominciare tre anni fa, sempre per gioco, con un’altra amica, con un altro scampolo di tessuto ho ripreso in mano il ricordo di quella prima gonna mischiandolo, questa volta, alla determinazione di chi vuole creare qualcosa per sé e per gli altri.

Se dovessi guardare indietro, qual è stato il momento più duro?

Momenti duri ce ne sono tanti, sempre. Inizialmente quando le persone a me vicine non si rendevano conto che per me Luiskirt è un hobby a cui mi dedico nel tempo libero ma su cui ho investito tanto. Ora, perché è ancora difficile trovare persone interessate all’articolo fatto a mano e al pezzo unico e irripetibile.

Come scegli tessuti e materie prime per le tue creazioni?

Ogni tessuto è ricercato, prediligo quelli naturali e di qualità.

Che consiglio daresti alle donne che hanno la tua stessa passione?

Di non mollare mai, anche di fronte alle difficoltà, se è quello che realmente desideriamo non dobbiamo scoraggiarci ma tenere duro.

Collabori con altre donne che hanno un’attività simile alla tua? Quanto pensi sia importante una rete di donne unite per valorizzare l’handmade?

E’ molto importante darsi una mano, per questo prediligo per i miei acquisti il fatto a mano. Ho già avuto delle collaborazioni in passato per la creazione di pattern da stampare su stoffa per le mie gonne e sono sicura che lo farò ancora.

C’è una creazione al quale sei particolarmente legata? Magari perché l’hai realizzata in un periodo particolare della tua vita o perché a ispirarti è stata una persona per te importante.

Non ho creazioni più importanti di altre, per me ogni singolo prodotto è studiato con gli occhi e creato con il cuore.

Le storie

La ragazza con lo stile nel cuore: la storia di Luiskirt

Studiare con gli occhi e creare col cuore; poche parole ma una sintesi perfetta della storia che donneinstoffa ha il piacere di raccontarvi questa settimana: è la storia di Luisa e del suo “Luiskirt”.

Un’impiegata amministrativa con la grande passione per l’handmade, per il fatto a mano di qualità di tessuti e manodopera. Un profilo tutt’altro che banale quello di Luisa, 34 anni, di Trento. Artigiana nel tempo libero ma con il cuore e la mente sempre verso stoffe e bottoni, verso le gonne che realizza e che le sembrano tutte uguali, tutte speciali in egual misura.

Luiskirt è un piccolo laboratorio di idee, è una fabbrica con basi solide fatte di tessuti naturali, di lavoro manuale di alta qualità e di tanta dedizione e amore nelle creazioni realizzate. La sua ideatrice, Luisa, sembra avere le idee chiare, soprattutto quando le avversità quotidiane incombono o quando in pochi credono realmente in ciò che fai.

Non scoraggiarsi davanti alle prime difficoltà è il mantra che la nostra protagonista trasmette a chi, magari per la prima volta, si avvicina a questo mondo, al mondo dell’handmade. Ci ha detto tanto di lei e del suo progetto, Luisa. Abbiamo raccolto le sue parole e siamo pronti a condividerle con voi sempre qui, sempre sul blog di donneinstoffa, venerdì 1 novembre.

Qui sotto, intanto, vi lasciamo i contatti della nostra protagonista:

Luisa Carpentiero – “Luiskirt”

http://www.instagram.com/luiskirt

http://www.facebook.com/luiskirt

Le interviste

A tu per tu con la sarta che sta bene cucendo…

Abbiamo fatto qualche domanda a Federica, protagonista della settimana di donneinstoffa con il suo “Centore”. Curiosi di sapere cosa ci ha detto di lei e del suo progetto? Buona lettura!

Chi sei? Qualche parola per descriverti .

Sono Federica Centore, ho trentuno anni, una figlia, e ho scoperto con mia grande sorpresa di avere una forte determinazione e una grande forza di volontà.

Come è nata la passione per l’handmade? Quando e in che modo è diventata una vera e propria avità imprenditoriale?

Fina da bambina ho sempre avuto la passione per i vestiti, sognavo di cucirmi vestiti fantastici e pomposi, come Rossella O’Hara aveva fatto con le tende verdi, e spesso ho distrutto le tappezzerie di casa per provare a farmi gli abiti principeschi che immaginavo. Passione che non è mai stata assecondata dalla mia famiglia, anzi, sebbene mia madre portasse me e mia sorella dalla sarta a farci cucire gli abiti da cerimonia, e i costumi di carnevale, mi ha sempre scoraggiata. In adolescenza sognavo una macchina per cucire e un corso di cucito, ma non se ne parlava, però un giorno ho trovato abbandonata vicino a un cassonetto una vecchia Toyota casalinga, me la sono portata a casa e così ho finalmente cominciato a cucire. Purtroppo con zero cognizione di causa, facevo solo disastri ed era molto frustrante, non avendo nessuno che mi insegnava le basi, erano più gli obbrobri che le cose indossabili. E si trattava per lo più di trasformazioni: prendevo abiti da uomo e provavo a stringerli. Diciamo che ero più brava a fare cose a mano. Così è andata fino ai 24 anni quando una sartoria ha aperto nella mia città e ho barattato delle lezioni di cucito in cambio di fotografie e gestione social della stilista. Qui è stato quando ho preso confidenza con la macchina da cucire, che è stato lo scoglio tecnico più difficile da superare. Nel frattempo mi ero laureata in lingue orientali, con grandissima sofferenza perché non sognavo altro che lavorare con le mie mani, ma anche questa volta il destino è stato abbastanza chiaro: la mia mitica professoressa di letteratura cinese organizzava un laboratorio teatrale, in cinese, insieme a noi studenti, anche se io non avevo diritto a parteciparvi , mi sono imbucata e proposta come costumista, dopo quell’anno mi hanno sempre chiamata per ogni spettacolo, all’inizio semplicemente prendevo vestiti usati e li modificavo, piano piano, avendo a disposizione sempre più fondi ho cominciato a farli da zero con l’aiuto di una sarta. Poi sono rimasta incinta, in una situazione assolutamente precaria, ma ho deciso che questa era la mia strada, ho fatto un corso di modellistica industriale, che era un aspetto tecnico che mi mancava, ho superato a pieni voti tutti gli esami, nonostante mia figlia fosse piccolissima, e ho cominciato a fare kimono e postare le foto su instagram, piano piano le persone hanno cominciato a seguirmi e a ordinarmi abiti, kimono e Nekutie, le fasce in seta ricavate da cravatte vintage, che avevo iniziato a fare per me e qualche amica. Ed eccomi qui 🙂

Se dovessi guardare indietro, qual è stato il momento più duro?

Ci sono sempre i momenti duri, essendo una mamma, per me è dura quando devo scegliere tra mia figlia e il mio lavoro, è un’equilibrio sottile, lavorare e guadagnare e stare abbastanza insieme a lei. Ci sono state volte in cui ho perso dei lavori perché non potevo dedicare la giusta attenzione a entrambe le cose. A volte sogno che un giorno avrò una vera sartoria con delle dipendenti e avremo una stanza a disposizione dei bambini con giochi, libri e un’educatrice. Mi piace tantissimo pensare ad esempi virtuosi dell’industria, perché sono le persone che fanno le cose, e le persone che stannobene fanno cose migliori. Forse sogno troppo in grande, ma avere degli obiettivi, anche molto lontani, e magari irragiungibili, comunque ti fa fare tanta strada.

Come scegli tessuti e materie prime per le tue creazioni?

Mi piace tantissimo ridare vita a cose che sembrano prodotto di scarto, oppure a fondi di magazzino. Praticamente soltanto per l’abito da sposa ho comprato delle stoffe nuove, rigorosamente setemade in italy,(anche se il tulle usato per le spalle è stato recuprato da un altro vestito) ma tutte le altre cose che ho fatto le ho create o partendo da scampoli di stoffe che hanno almeno 30 anni, che il mio fornitore anziché mandare al macero mi vende, oppure partendo proprio da vestiti vintage, li smonto e li rimonto. E sono quelli che quando li finisco sono sorpresa, perché io ho un’idea, ma l’idea diventa vera e tangibile davanti a miei occhi, sopra il manichino. Tutte le materie sono selezionate a mano da me, sterilizzate, lavate, e poi cucite. Ho dei rifornitori piccoli, soprattuto per le passamanerie mi piace cercarle in qualche vecchia merceria dimenticata dai più. Le cravatte che uso per fare le Nekutie anche le seleziono a mano una ad una, è più dispendioso rispetto a comprare una balla, ma prendo solo quelle che sono fatte di stoffe pregiate e che potranno trasformarsi in meravigliose #robeincapa. Anche qui ho dei rifornitori che hanno la santa pazienza di farmi frugare per ore in queste balle di cravatte, che poi io porto a casa e lavo a mano. Di solito le cravatte non dovrebbero essere lavate, o meglio andrebbero lavate a secco, ma è un processo estremamente inquinante, di solito il vintage è già sterilizzato in apposite strutture, ma a me piace lavarle, e farle stare al sole e all’aria aperta, poi dopo anni di esperienza ho sviluppato un processo per lavarle senza far perdere la forma. Ma questo è un segreto del mestiere 🙂

Dai tuoi post traspare questa voglia di entrare in contatto con chi ti segue. Quanto pensi sia importante instaurare un rapporto con chi legge e compra i tuoi prodotti?

Per me è fondamentale essere in contatto con le mie clienti, penso ci sia un’adorazione reciproca, io sono me stessa, offro quello che so fare meglio e che faccio con amore, e le persone che vengono da me si aspettano questo: trasparenza, sincerità, upcycling, rispetto per l’ambiente. E’ bello perché faccio un sacco di propaganda nelle mie stories sull’importanza dell’artigianato, di investire i propri soldi nelle cose belle, durevoli, fatte a mano, e ricevo tanti feedback positivi da ragazze che ignoravano certe cose, tipo perché la fast fashion ci fa male, o che esite il movimento della fashion revolution. E questo è bello perché so che anche se il mio pubblico è piccolo, è un pubblico attivo, che ascolta. Poi è bello scambiare opinioni, o ascoltare quello che hanno da dire anche se non sono per forza mie clienti, magari c’è qualcuno che mi segue e interagisce con me, ma non indosserebbe mai le mie creazioni, ma questo va bene lo stesso, perché finché c’è uno scambio positivo ci si arricchisce tutti.

Che consiglio daresti alle donne che hanno la tua stessa passione?

Non arrendetevi. Mai.

I periodi neri ci sono e ci saranno sempre, andate avanti, fate come se i problemi non esistessero, e iniziate! Iniziate con quello che avete! Non aspettate di avere la macchina da cucire super figa, o l’angolo cucito perfetto, quello verrà da se. Fate e metteteci il cuore, verrà ricompensato, molto lentamente, ma un buon lavoro spicca sempre. Io ho iniziato con niente, avevo una figlia piccola, una situazione familiare  difficile, non avevo neanche un tavolo e perfino la macchina da cucire me la sono fatta prestare! Ma quando le persone vedono che ti impegni, che dedichi tutta te stessa in un progetto non possono che rispettarti. Ovviamente ci saranno sempre le malelingue e gli occhi secchi ( i pettegoli e gli invidiosi) ma concentratevi su chi e quello che vi fa stare bene e vi fa crescere.

Collabori con altre donne che hanno un’attvità simile alla tua? Quanto pensi sia importante una rete di donne unite per valorizzare l’handmade?

Purtroppo vivendo in un paesino nel sud pontino non ho qualcuno di fisicamente vicino con cui collaborare, ma grazie ai social ho trovato una rete di donne fantastiche che si aiutano a vicenda. La prima persona in assoluto a credere nelle Nekutie è stata Claire di Oblomova shop, uno dei negozi più fighi di Napoli, è stata la prima a prenderle in conto vendita, ad aspettare e rispettare i miei tempi, e le sarò per sempre grata (tra l’altro anche lei cuce delle borse, potreste intervistarla). Mentre una ragazza che cuce e che mi ha dato diverse volte delle dritte è Elisa Navacchi, che è una costumista specializzata in riproduzioni storiche e realizza abiti da ballo, assurdi. Lei è stata una delle prime persone sui social a incoraggiarmi, se non fosse stato per lei non so se avrei accettato di fare il vestito da sposa. E non ci siamo mai incontrate dal vivo. Mentre ho collaborato per Centore con Sara Pandanoko, illustratrice, che ha realizzato una serie di illustrazioni ispirandosi alle Nekutie. Secondo me oltre che importante lavorare insieme e sostenerci e spingerci l’un l’altra è anche bellissimo, c’è posto per tutti a questo mondo, ognuna col proprio stile e con le proprie creazioni di fianco a tante altre donne che si impegnano e creano qualcosa di bello.

C’è una creazione alla quale sei particolarmente legata? Magari perché l’hai realizzata in un periodo particolare della tua vita o perché a ispirarti è stata una persona per te importante.

Sono legata a tante cose che ho creato, ma forse il Kimono Andromaca è il pezzo più bello che abbia mai realizzato: la forma è ripresa da un haori giapponese originale, con le maniche lunghe e aperte, la fodera è una seta nera di un fondo di magazzino, e l’esterno è un lavoro complicatissimo di patchwork realizzato smontando un pantalone in cotone con tramatura i polyestere azzurro, e un velluto a costine rosso. Ci ho messo circa venti giorni di lavorazione, ho costruito il patchwork giocando con le rifiniture già esistenti dei capi (un dettaglio che adoro sono le asole finite su una spalla) e una volta finito aveva delle linee dure che ricordano un po’ l’estetica dei robot giapponesi anni 80. E ogni volta che ci penso capisco che quando creo a partire da “scarti”è un vero atto poetico: trasformale qualcosa che non è più amato in qualcosa che ha di nuovo vita e bellezza da offrire. Questi capi però, per ora, li creo solo su ordinazione, perché richiedono davvero moltissimo tempo, ed essendo sola ad occuparmi di tutto non riesco a farne quanti vorrei, poi mi piace realizzarli parlando con chi li commissiona, in modo da creare qualcosa che rispecchi la personalità di chi lo indosserà.

Le storie

La sarta che sta bene cucendo: la storia di Centore

Contro tutto e tutti, contro ogni forma razionale che imponga il giusto sullo sbagliato, il buono sul cattivo. È una storia che va controcorrente quella che donneinstoffa porta in scena questa settimana: è la storia di Federica e del suo “Centore”.

Una passione innata, una voglia senza freni di mettersi all’opera, di mettere le mani in pasta, anzi su una macchina da cucire. Ha dovuto attendere tanto Federica, probabilmente troppo. Oggi è mamma, ha 31 anni e una laurea in lingue orientali e quella passione che sta pian piano trasformandosi in qualcosa di più, in qualcosa di più grande dei primi lavoretti commissionati dalla professoressa di cinese, responsabile di un corso teatrale per cui realizzare i costumi.

Oggi Centore è un progetto sempre più concreto, è come un puzzle che sta prendendo forma pezzo dopo pezzo. Alla base c’è la determinazione, la grinta e i sacrifici di chi l’ha ideato, questo puzzle. C’è una concezione del lavoro che deve in qualche modo rendere felici o almeno appagati, che possa dare indietro un risultato per il quale valga la pena scegliere tra gli affetti personali e le ore passate davanti ad una macchina da cucire.

“Sono le persone che fanno le cose e le persone che stanno bene fanno cose migliori” è il motto di Federica, donna decisa che sembra avere ben chiaro il percorso da seguire. Ci ha raccontato tanto di lei, del suo quotidiano, del suo rapporto con chi la segue e acquista le Nekutie, cravatte vintage trasformate in fasce di seta. Sono parole che abbiamo raccolto per voi e che, se vorrete, vi aspettano venerdì 25 ottobre sempre qui, sempre sul blog di donneinstoffa.

Qui sotto, intanto, vi lasciamo i contatti di Federica e del suo “Centore”:

Federica Centore – Centore

http://www.centore.bigcartel.com

http://www.instagram.com/_centore_

http://www.facebook.com/centorelab

Le interviste

A tu per tu con i fratelli creativi…

Abbiamo fatto qualche domanda ad Angela e Vito, protagonisti della settimana di donneinstoffa con il loro “Ink.”. Curiosi di sapere cosa ci hanno raccontato? Buona lettura!

Chi siete? Qualche parola per descrivervi.

Siamo Vito e Angela Trecarichi, regista e art director siciliani, fratello e sorella appassionati di arte e moda, grafica e tipografia, fotografia e cinema.

Insieme a varie esperienze professionali, negli anni abbiamo intrapreso un percorso che in fondo sapevamo già dove sarebbe sfociato: avevamo l’esigenza di racchiudere in un progetto condiviso le nostre passioni, il nostro lavoro quotidiano. Ink. è nato quindi da un’idea molto semplice, raccontare le nostre passioni e fonderle in un progetto ‘palpabile’: creare capi e accessori di alta qualità e ben progettati che noi per primi volevamo indossare. 100% artigianali, 100% Made in Italy nel pieno rispetto delle antiche tecniche sartoriali.

Così abbiamo coinvolto illustratori, artisti, tattoo artist, artigiani, sarti e stilisti: il nostro obiettivo principale era l’handmade, il fatto a mano con la cura del singolo dettaglio come facevano i nostri nonni, come ci insegna la storia dell’artigianato e della moda italiana.

Il nome Ink. è arrivato dall’inchiostro ovviamente. Ogni idea, ogni pensiero, ogni desiderio di voler comunicare e trasmettere qualcosa di se stessi al mondo diventa reale (dalla forma astratta nella nostra testa) attraverso un tratto, un segno su un foglio, o su una tela, o sulla pelle. Ecco, volevamo raccontare delle storie, la nostra storia, e trasformarla in una tela da indossare.

Così Ink. oggi – dopo circa 6 anni di ricerca e progettazione – è una fucina creativa in fermento 24/7 che sforna in edizione limitata capi haute couture basic-chic, accessori ricercati e serigrafie ad arte.

Come è nata la passione per l’handmade? Quando e in che modo è diventata una vera e propria attività imprenditoriale?

È nata probabilmente in casa, sin da piccoli, osservando mamma tagliare-cucire-stravolgere un capo acquistato in una bancarella e dargli nuova vita, trasformarlo come in una fiaba e renderlo unico e perfetto. Siamo cresciuti in una piccola casetta nel centro storico di Catania, e ricordo ancora – mentre facevo i compiti al ritorno da scuola – quel sottofondo metallico inconfondibile di pedale di una vecchia – ma ancora perfettamente funzionante – Singer accomodata in un angolo del soggiorno. Il progetto è diventato un’attività imprenditoriale nel tempo, quasi spontaneamente… Come se dovesse inevitabilmente accadere. All’inizio, quasi per gioco, volevamo solo creare dei capi da indossare che fossero “personali” e magari regalarli a parenti e amici. Nel tempo ci siamo resi conti del potenziale di questo progetto e oggi siamo qui a nutrirlo di giorno in giorno, augurandoci di creare qualcosa di prezioso e unico e duratuto nel tempo.

Se doveste guardare indietro, qual è stato il momento più duro?

Onestamente ancora oggi ci sono parecchi momenti faticosi, soprattutto durante la fase di creazione di una nuova collezione. È un impegno h24 che non ha soste o pause, non possiamo permettercelo. Sicuramente il momento più duro è stato tre anni fa, quando abbiamo pubblicato il sito online: credevamo ingenuamente che il pubblico si innamorasse a prima vista del progetto, di noi e delle nostre creazioni. È molto dura ammettere i propri errori, soprattutto a se stessi! Ma ci siamo rialzati, abbiamo capito le lacune e abbiamo continuato più forti di prima.

Come scegliete tessuti e materie prime per le vostre creazioni?

Scegliamo i tessuti e le materie prime personalmente. I tessuti arrivano direttamente da una bottega sicula sita in una delle vie più conosciute del centro storico di Catania e di questo ne siamo molto orgogliosi: siamo riusciti a fondere le nostre due amate città in questo progetto, la nostra raggiante perla del Sud e la nostra ‘casa’ adottiva, Milano.

Dai vostri post traspare questa voglia di entrare in contatto con chi vi segue. Quanto pensate sia importante instaurare un rapporto con chi legge e compra i vostri prodotti?

È la parte fondamentale, ed è estremamente difficile farlo! Cerchiamo di raccontare in ogni singolo post la passione, la ricerca e la cura che mettiamo in questo progetto. Ma non è facile, a volte di rischia di essere prolissi e ridondanti e perdere l’attenzione di chi ci sta leggendo. È un continuo test, ma anche questo fa parte del gioco ed è tutto molto stimolante.

Che consiglio dareste alle donne che hanno la vostra stessa passione?

Di iniziare! Sembra molto scontato come consiglio, ma è una cosa tanto semplice e ovvia che si crede a volte impossibile da attuare. Come dice una mia carissima amica: “fai un millimetro al giorno”, è questa la chiave di tutto. I fallimenti succedono, capitano continuamente, se ti metti in gioco è inevitabile! Ma l’alternativa quale sarebbe? Non iniziare mai per non fallire mai?

Collaborate con altre donne che hanno un’attività simile alla vostra? Quanto pensate sia importante una rete di donne unite per valorizzare l’handmade?

Sì, collaboriamo con diversi laboratori creativi di artigiani italiani e il confronto con donne che hanno intrapreso un percorso simile è fondamentale, come crescita del brand ma soprattutto come crescita personale. È un arricchimento continuo, del resto uno degli obiettivi di Ink. era fondere diverse realtà per dare vita a nuove collaborazioni e, perché no, a nuovi progetti a cui magari ancora non abbiamo pensato!

C’è una creazione alla quale siete particolarmente legati? Magari perché l’avete realizzata in un periodo particolare della vostra vita o perché a ispirarvi è stata una persona per voi importante.

Sicuramente le t-shirt della primissima capsule collection, è stato emozionante (ma anche molto faticoso) veder nascere per la prima volta e toccare con mano un disegno che fino a quel momento era solo nella mia moleskine. Ma un momento altrettanto emozionante è quando scrivo agli artisti per coinvolgerli nel progetto: leggere le loro risposte entusiaste è per me un momento di orgoglio e felicità infiniti.

Le storie

I fratelli creativi: la storia di “Ink.”

Unire le forze, le idee, i progetti, le ambizioni per dare vita ad una creatura che abbia la forma di chi l’ha concepita: è la storia di una ragazza e di suo fratello quella che donneinstoffa porta in scena questa settimana: è la storia di Angela e di Vito e del loro “Ink.”.

L’inchiostro sulla carta, le lettere su un foglio che raccontano sé stessi, una parte della propria vita condivisa con gli altri. Quella parte di vita che trova nell’handmade il faro di riferimento, il punto di partenza e di arrivo del lavoro quotidiano. “Ink.” nasce così, dalla combinazione di due menti e di due corpi, di due fratelli siciliani trapiantati a Milano ma con un legame troppo forte con la propria terra natìa, terra di artigiani a cui ispirarsi e dai quali scegliere le migliori stoffe disponibili.

Tra il ricordo del rumore di una vecchia Singer nel centro storico di Catania alla realizzazione di “Ink.” ci sono tanti sacrifici e tanto lavoro in mezzo. C’è la passione a scandire il tempo delle lunghe giornate passate in laboratorio e c’è la voglia di condividere le proprie idee con chi sa apprezzare e con chi può portare valore aggiunto ai capi realizzati da Vito ed Angela, rispettivamente regista ed art director di un progetto che fa della cura del minimo dettaglio la colonna portante dell’intero sistema.

C’è tanta dedizione e tanta grinta nel progetto raccontato questa settimana. Ci sono tanti spunti di riflessione nelle parole di Angela e Vito; sono parole che abbiamo raccolto per voi e che, se vorrete, vi aspettano venerdì 18 ottobre sempre qui, sempre sul blog di donneinstoffa.

Qui sotto, intanto, vi lasciamo i contatti di “Ink.” e dei suoi creatori:

Angela e Vito Trecarichi – “Ink.”

http://www.inkonskin.it/it/handmade

http://www.instagram.com/ink_onskin?igshid=dffb6afvjxm8

http://www.facebook.com/inkonskin.it